Vitaliano Ranucci

da VERONASETTE 1987



ALLA SCOPERTA DEL SUD

Vitaliano Ranucci indaga in chiave estetica il mondo contadino

di Vera Meneguzzo

La ricerca artistica di Vitaliano Ranucci si propone due obbiettivi. Uno si muove sul piano dell’interpretazione etico-estetica del mondo arcaico-contadino del profondo sud. L’altro, non certo meno importante, si cimenta sul terreno di una innovazione tecnica relativa alla pratica dell’incisione.
L’autore tiene a precisare il suo intendimento di voler elevare alla dignità di opera d’arte, espressioni aventi veicoli “poveri” o supporti privi di quella preziosità tipica della grafica eseguita su argento o materiale aureo.
Egli infatti usa del modestissimo alluminio, raramente appena velato di una polvere dorata. Per incidere non usa né puntasecca né bulino. Il suo strumento di lavoro è il martello pneumatico. Forse – Ranucci spiega – per dare alle immagini quella immediatezza furente e lapidaria che a loro abbisogna. I personaggi sono quelli di un mondo ancestrale scandito dai ritmi immutabili del lavoro dei campi e delle stagioni.
Una realtà questa spesso ignorata dai mass-media e dalle coscienze ma prepotentemente presente nella fatica del lavoro delle braccia, nella pena di una lotta impari per la conquista appena dell’essenziale, nel ricordo di chi, come Ranucci, ha conservato nel suo intimo la memoria e la partecipazione per uomini e cose che sembrano appartenere a secoli remoti. Per Ranucci, incidere sul metallo le testimonianze di una realtà che grida inascoltata le sue piaghe, non è solo attingere alle radici per esprimersi in arte. Il suo gesto è sentimento, partecipazione, pietà; è risposta civile alla dignità endogena di quella gente.
Qualità che emerge costantemente nell’atteggiamento altero delle donne pur gravate dalla fatica di lavori massacranti, nelle rughe degli uomini che fatalisticamente credono in qualche cosa che non ammette speranze, negli squarci di terra arida e assetata che reclama inesauribilmente sudore e sofferenza. Ma in Ranucci il taglio prospettico dei campi apre a volte luminosità inaspettate. Il martello pneumatico svela sentimenti di indomita forza interiore. Il segno inciso, lucido nella sua essenzialità e purezza, fa trasparire, la limpidezza di una coscienza rigorosa che ricerca realtà e razionalità.
Si concentrano nella precisione del disegno costruzioni di forme e di spazi profondi. L’immagine di visioni si fissa sul metallo con illusiva evidenza. L’apparizione si concretizza quasi magicamente e forza lo spazio bidimensionale per organizzarsi in una profondità lontana. L’effetto produce un senso di dolorosa solitudine. Cose e figure convivono entro lo stesso ambiente spaziale e questa estraneità rende il loro mondo ancora più angosciante. Qui Ranucci non crea solo una testimonianza ma percorre un pellegrinaggio d’amore nel suo iter di artista e di uomo. Le opere di Vitaliano Ranucci sono state recentemente esposte presso il centro culturale di S. Giovanni Lupatoto per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune e in collaborazione con il Gruppo Culturale “Le Arti” di Verona.