Vitaliano Ranucci

Giuseppe Carcaiso

storico, artista e amico

Quando si dice il caso

Pochi giorni fa, il tiepido sole di una primavera che sembra restìa a svelarsi in tutti i suoi colori e profumi, mi ha sorpreso in giardino a sfogliare un vecchio album di fotografie. Di certo si può facilmente immaginare cosa ci fosse dentro. Un po’ di tutto. Tante foto, ovviamente, e poi cartoline, vedute, biglietti per manifestazioni sportive e inviti per mostre e concerti.
Cose del genere, insomma. Ma una vecchia foto ha attratto subito la mia attenzione. Era il ritratto di un ragazzo che, coi libri in mano, mi stava aspettando accanto ad una fontanella. Sì, era proprio lui, uno dei miei più cari amici d’infanzia, che poi lo sarà per tutta la vita. Come si dice: “compagno d’armi e d’avventura”. Altre volte ero io che aspettavo lui. Abitavamo vicini e ogni giorno avevamo da fare la stessa strada: dovevamo recarci alla stazione ferroviaria per prendere lo stesso treno che ci avrebbe portato a scuola.
Alle “scuole medie”, avevamo manifestato una buona attitudine per il disegno e le arti figurative e sia il preside che i professori avevano consigliato ai nostri genitori di iscriverci per le scuole superiori a qualche Istituto d’Arte.
Purtroppo, questo suggerimento non poté essere accolto, perché a quell’epoca la maggior parte di questo tipo di scuola era accentrato a Napoli e i parenti non se la sentivano di inviare i loro ragazzi di tredici anni nell’ex capitale borbonica, infilarli su un treno alle sei e mezza di mattina (inverno compreso) e cacciarli nel caos, i pericoli e i rischi di una grande città verso cui loro, ragazzi di paese, non erano abituati.
Quindi discorso chiuso per l’arte? Neanche per sogno!!
I due ragazzi fecero gli studi verso i quali erano stati indirizzati, ma in effetti non avevano mai tralasciato di approfondire la loro vera e unica passione: l’Arte, sia pure ognuno per conto suo, e poi, magari a sera, si incontravano nella “main street” del paese dove vivevano e facevano delle lunghe e vivaci discussioni.
Vitaliano aveva finito con il maturare un forte attaccamento per i grandi pittori del Rinascimento italiano e non faceva altro che magnificare la strabiliante bellezza della pittura di Botticelli, Mantegna, Raffaello, Michelangelo, Giorgione e di tanti altri.
Quando cominciò a dipingere, quello che più stupiva in lui era questa sua costante ricerca di trovare nuove forme di espressione.
Dopo la tempera, l’acrilico e poi la pittura ad olio e poi, ancora, tentò addirittura l’affresco (e chi è del mestiere sa bene quanto sia cosa difficile).
L’esercizio continuo di tutte queste pratiche artistiche lo fecero approdare alla fine all’incisione dove il nostro artista, lavorando col bulino e con la punta secca, riuscì a trovare finalmente il suo più felice modo di esprimersi.
Così cominciò ad esporre le sue prime composizioni che un po’ dappertutto ebbero un buon successo. Incoraggiato dal felice esito di queste prime mostre, ne allestì delle altre che trovarono l’apprezzamento del pubblico e della critica. Altre ancora ne seguirono, sia in Italia che all’estero, mentre la sua vena artistica sembrava che si fosse ormai stabilizzata negli ambiti estetici disegnati dai grandi incisori come Pollaiolo, Mantegna, Parmigianino, Piranesi e quanti altri.
Vitaliano: un artista infaticabile e una produzione vastissima, che essendo pure in buona parte di piccolo formato, rischia di andare smarrita in qualche esemplare. Perciò familiari ed amici hanno pensato bene di raccogliere almeno il grosso di questa produzione in un volume che avesse una bella e sontuosa veste editoriale.
Avrei tante altre cose da scrivere, ma il tempo nol consente (!?)